Il Voice Dialogue nasce negli anni ’70, ad opera di due psicologi americani, Hal e Sidra Stone, come modalità di conoscenza profonda delle dinamiche interne alla coppia.
Questa conoscenza avviene attraverso l’esplorazione delle parti interiori, che subentrano nella relazione diadica ma, anche, nel contesto sociale di appartenenza.
La caratteristica principale – ed innovativa, nel panorama delle relazioni di aiuto, volte all’analisi, della molteplicità delle parti che compongono l’unità dei singoli soggetti – è rappresentata dalla possibilità di far parlare “individualmente” ogni singola parte, in modo che la persona impari a conoscerla ed a comprenderne le istanze, le opportunità che offre, i limiti che comporta.
Con questa modalità esplorativa/conoscitiva di sé, chi accede a questo metodo di lavoro può pervenire ad un equilibrio interiore, recuperando le risorse di parti di sé abbandonate nel corso dello sviluppo.
Tale attività si effettua attraverso incontri in cui un facilitatore (professionista formato in Voice Dialogue) consente al facilitato (cliente che richiede una consulenza) di esplorare e sperimentare la sua “famiglia interiore”, con lo scopo di risolvere o attenuare il disequilibrio interiore che lo ha portato a richiedere la consulenza, costruendo un centro consapevole di tutte le parti che ci agiscono.
Nella visione dei creatori del Voice Dialogue questa modalità di lavoro può essere applicata a vari contesti ed utilizzata assieme ad altri metodi. Nella sua essenza sono fondamentali la libertà della persona ed il rispetto che il facilitatore deve garantirgli, senza porre vincoli sulla durata del percorso di facilitazione
In Italia ha iniziato ad essere diffusa in maniera strutturata dagli anni ’90, con successiva creazione di percorsi di formazione di facilitatori, riconosciuti ed inseriti nel circuito internazionale della formazione del Voice Dialogue.
I professionisti certificati nel Voice Dialogue si impegnano ad attenersi, inoltre, a quanto condiviso e codificato, come criteri di qualità per i lavori che utilizzano il Voice Dialogue, nel documento dell’International voice Dialogue Agreement (IVDA) approvato dai fondatori del metodo nel 2009 https://www.voicedialogue.it/documento-ivda/.
Le due scuole presenti in Italia per la formazione di professionisti competenti nel Voice Dialogue consentono, ai loro diplomati dopo un percorso formativo triennale, di iscriversi ai registri istituzionali dei Counselor e di effettuare attività di consulenza per situazioni di disequilibrio non patologico.
LE PAROLE CHIAVE DEL VOICE DIALOGUE
- Libertà: conoscersi e sfruttare al meglio le proprie abilità aiuta ad essere liberi, nel mondo e nel percorso di counseling.
Il cliente di un professionista VD è libero di esprimersi e di interrompere il percorso di facilitazione in qualsiasi momento ritenga opportuno farlo (l’accompagnamento avviene fino a dove il facilitato vuole e non devono essere presenti forzature).
- Rispetto: imparare ad avere rispetto di sé ci potenzia e protegge.
Inoltre, il facilitatore VD è tenuto al rispetto della persona che facilita nella sua interezza, senza preclusioni e giudizio di alcun tipo; ogni momento della consulenza è improntato a tale principio.
- Autonomia: non dipendere da altri, senza timori e senza vergogna, allarga i nostri spazi vitali.
La consulenza con un facilitatore VD ha lo scopo di aumentare la possibilità dell’individuo di agire in autonomia in maniera consapevole, arricchendo le sue abilità individuali attraverso il recupero di risorse dimenticate.
- Consulenza/Incontro/Facilitazione: farsi aiutare per acquisire consapevolezza delle proprie difficoltà o disarmonie non è segno di debolezza.
Un percorso di counseling è fatto di incontri che aiutano a superare l’impasse. Sebbene siano suggeriti a grandi linee 8-10 incontri, sarà l’esposizione del motivo di richiesta di consulenza a definire l’accordo tra il professionista ed il cliente sulla durata del percorso, minore o maggiore. L’emersione di eventuali nuovi ambiti da approfondire può modificare la durata della consulenza, sempre previo accordo tra le parti.
- Famiglia interiore: siamo molteplici ed unici nello stesso tempo.
Ogni individuo è la somma di parti diverse di sé, ognuna delle quali ha un suo modo di agire e di farsi sentire dal soggetto, una sua energia, un suo modo di intervenire in momenti particolari, condizionando l’operato della persona. Di alcune parti siamo consapevoli, di altre meno; alcune le abbiamo isolate e rifiutate nel corso dello sviluppo, ma non sono sparite e possono intervenire in maniera a noi inconsapevole e sabotante. Scopi della consulenza di VD sono: farle conoscere al facilitato; comprenderne il significato, le opportunità ed i limiti che comportano senza giudicarle; identificare l’eventuale valore protettivo; imparare a UTILIZZARLE in maniera consapevole; aumentare la consapevolezza di sé e delle proprie risorse interiori.
- Energia: ogni nostra parte è dotata di una sua energia, che dobbiamo imparare a conoscere per agire consapevolmente.
Il counseling VD ci fa riconoscere, durante gli incontri, il modo in cui si manifestano le diverse parti interiori e ci consente di imparare ad utilizzarle in modo consapevole. Il facilitatore, nel corso della sua formazione, entra in contatto con le sue parti interiori, in modo che durante la consulenza possa riconoscere e sostenere il facilitato nell’esplorazione.
- Io Consapevole/CentroConsapevolezza: capire cosa si muove in noi in ogni singola situazione e divenire capaci di rispondervi in modo completo da una posizione super partes aumenta il nostro benessere e la nostra efficacia.
Riconoscere le parti che intervengono o che sono evitate o ignorate in un contesto o in una relazione e comprenderne le istanze aiuta ad essere più consapevoli di come ci si pone nella propria vita. La facilitazione in VD ha lo scopo di aumentare la capacità individuale di riconoscere e modulare i diversi nostri Sé, per migliorare la qualità di vita e delle relazioni con noi stessi e con gli altri. È un processo in continuo divenire, che garantisce il nostro adattamento equilibrato ed efficace nel mondo.
- Polarità: oscillare fra posizioni opposte fa parte della vita. Conoscerne le energie ed i valori ci aiuta a rispondere meglio alle situazioni che ci si presentano.
Ogni nostra parte ha una sua controparte opposta (es.: gentile/prepotente) e la predilezione per una piuttosto che per l’altra si effettua nei primi anni di vita, in relazione con le situazioni che affrontiamo, per proteggerci e farci accettare nell’ambiente in cui siamo inseriti. Dobbiamo comunque non dimenticarci che le prime relazioni diadiche sono quelle con i nostri genitori che, con i loro insegnamenti/regole/valori, pongono i primi “mattoni” del nostro carattere. Col tempo dimentichiamo i motivi di queste scelte ed agiamo le parti codificate come “usuali” in maniera automatica, generando a volte disagio o problemi reali. Scopo del VD è farci conoscere sia le parti “operative abituali”, sia quelle “rimosse”, per accedere alle risorse che possono offrire, aumentando le capacità di gestirci nel mondo.
- Abbracciare gli opposti: non rifiutare a priori una posizione, imparando a riconoscere che ogni parte ha un valore, aiuta a fare pace con se stessi.
La visione del VD è assolutamente NON GIUDICANTE nei confronti delle diverse parti che ci compongono ed ACCOGLIENTE. Ogni nostra parte offre risorse e limiti in maniera neutrale, di cui dobbiamo diventare consapevoli, e chi le giudica è un’altra nostra parte senza valore assoluto o a sé stante. Scopo del VD è conoscere le parti in opposizione in un determinato momento, capirne il significato nella nostra vita ed accoglierle entrambe per imparare ad utilizzarle nella quotidianità
- Vulnerabilità: siamo esseri feribili, sia sul piano fisico, sia su quello emotivo.
Nel corso dei primi anni di vita impariamo a proteggerci dalle sofferenze e dal timore di essere rifiutati o non amati, adottando comportamenti che ci fanno accettare nel nostro ambiente. Le parti che si attivano e ci diventano abituali sono quelle risultate più efficaci a proteggerci, ma il dolore inziale rimane LASCIA un segno, UNA ferita profonda, che si attiva in seguito, in maniera automatica ed inconsapevole, in alcune situazioni in cui le tribolazioni iniziali si replicano realmente o nei nostri pensieri. Scopo del VD è imparare ad accudire la nostra vulnerabilità in maniera consapevole e con le risorse che possiamo recuperare in noi stessi.
- Critico Interiore: siamo spessissimo i peggiori giudici di noi stessi; questo ci paralizza e rende difficile la nostra vita.
Il Critico Interiore è quella parte – molto presene ed ingombrante – che ci confronta costantemente con le situazioni e con gli altri, per capire se siamo idonei o meno, cercando di proteggere le nostre parti vulnerabili. Vuole il meglio per noi, non è mai contento di come siamo, per cui ci criticherà anche quando diamo il massimo di noi stessi. Scopo del VD è conoscerlo, comprenderne le istanze protettive, imparare a dosarne la potenza.
- Mente e Corpo: siamo fatti di materia e di pensiero ed è giusto dare il giusto spazio ad entrambi.
È un tipo di polarità particolare, spesso molto critica nel nostro mondo occidentale, nel quale si dà molta importanza alla sfera mentale e razionale. Il corpo, viceversa, non viene percepito nei suoi segnali e bisogni, ma è oggetto di giudizi, pressioni, modifiche. Nella consulenza VD si cerca di riequilibrare questo rapporto, dal momento che le energie delle nostre varie parti si esprimono anche attraverso segnali mediati dal corpo, che diventano, quindi, un sistema di informazione aggiuntivo su come siamo ed agiamo.
- Conoscenza di sé: conoscersi veramente consente di apprezzarci pienamente e di agire con soddisfazione.
Conoscersi mediante un percorso di facilitazione ed avere accesso ad una maggior gamma di risorse ci consente DI andare nel mondo con molti più strumenti operativi, con migliori possibilità di relazione e di risposta alle situazioni.
- Integrazione di tutte le proprie parti: esplorare le nostre infinite parti e usarle in modo armonico ci rende migliori e ci fa amare noi stessi.
Conoscere ed accogliere amorevolmente LE nostre parti giudicate negativamente o rifiutate ci fa sentire più ricchi interiormente e più completi. Per fare questo si deve evitare di giudicare o rifiutare le parti operative che ci hanno condotto fino ad ora nel mondo: col tempo possono essere diventate pressanti e pesanti da sopportare, ma ci hanno consentito di essere ciò che siamo e per questo vanno onorate. Il VD ci aiuta ad apprezzare nella loro essenza quelle che ci hanno accompagnato fino a quel momento, attenuandone la presa ed accogliendone altre prima escluse, per favorire nuovi modi di affrontare le situazioni di vita.
- Visione Lucida: cogliere la realtà del nostro essere e del nostro agire ci consente di essere obiettivi.
È una modalità particolare, specifica ed esclusiva del VD, (definita in originale dagli Stone Awareness), di prendere contatto – in maniera priva di giudizio e di pregiudizi – con quanto accade durante l’incontro di facilitazione. In questo modo si fissano meglio i punti chiave emersi durante la consulenza e si accede in maniera non emotiva alle risorse emerse.
- Relazione: ogni contatto è relazione, collegamento con parti interne o esterne a noi.
Questo termine comprende sia le modalità di contatto con le nostre parti interiori, sia quelle utilizzate con gli altri e le situazioni di vita, sia, infine, il modo con cui si instaura il lavoro di facilitazione. Per definizione il lavoro di counseling è identificato come “relazione di aiuto”, nella quale chi facilità aiuta la persona a trovare le “sue” risorse con cui entrare in relazione e le “sue” soluzioni per i momenti difficili della vita.
- Dinamica di Vincolo: ogni nostra relazione più o meno duratura si dà una struttura che rischia di diventare limitante.
Gli schemi ripetitivi di relazione (con partner, familiari, colleghi, amici, …) prevedono interazioni progressive di parti interiori di un soggetto con parti interiori di un altro, passando da fasi inizialmente gradevoli ad altre che possono diventare problematiche o critiche, senza che vi sia consapevolezza nelle persone delle proprie vulnerabilità e di come le si protegge interferendo sui rapporti. Il lavoro col VD consente di riconoscere le parti in gioco, il modello di relazione, le vulnerabilità sottese, la possibilità di sganciamento dalla dinamica. Le Dinamiche di Vincolo erano definite in originale dagli Stone Bonding Patterns.
- Ben-Essere: non solo benessere fisico, ma stare bene con se stessi.
Stare bene in generale e, soprattutto, con se stessi presuppone conoscersi a fondo e senza giudizio. Accogliere le proprie parti, tutte, riconoscendone i bisogni, aiuta a sentirsi completi e rappacificati, aprendosi allo stare bene fisico, mentale, spirituale.
- Sistema olistico: esistere, percepirci ed avere cura di noi nella nostra interezza ci rende gioiosa la vita.
Come esseri viventi siamo un sistema complesso inserito in un sistema ancora più grande che comprende sia la sfera materiale, sia quella immateriale. Ciascuno di noi può percepire e vivere i vari piani sopra indicati (fisico, mentale, spirituale) secondo quelli che sono i propri principi etici e morali e le fasi di vita. Il VD accoglie ogni parte che emerge nel facilitato e che porta questi aspetti, favorendone la comprensione, la visione che offre e l’integrazione. In questa maniera SI supportano percorsi di crescita personale, di ben-essere, di salutogenesi.
- Non patologico: anche le difficoltà o disequilibri interiori, non legati a patologie, possono essere disturbanti, meritano quindi attenzione ed accudimento.
L’ambito di azione del counseling (in generale) è quello del supporto al disagio non connesso ad aspetti della sfera psicologica e psichica. I facilitatori VD sono tenuti ad indirizzare i clienti con problematiche di tipo patologico ai professionisti del caso (psicologi, medici psichiatri). Possono, peraltro, collaborare con detti professionisti, in un lavoro DI in équipe e con obiettivi concordati su alcuni punti ben definiti, meglio gestibili da counselor VD.
GLI STRUMENTI DEL VOICE DIALOGUE
- Incontri individuali, di coppia, SISTEMA FAMILIARE familiari: a seconda della problematica presentata. Numero degli incontri da definire/proporre dopo colloquio iniziale valutativo, n° standard o personalizzato, non vincolante.
- Incontri di gruppo: su tematiche particolari o per gruppi selezionati di utenti, come percorsi educativi o formativi.
- Ascolto attivo ed empatico: cardine degli incontri di counseling, atto a comprendere le istanze del cliente, a rimandare allo stesso quanto compreso, PER a sviluppare ulteriori approfondimenti. Presuppone l’assenza di giudizio nei confronti del facilitato.
- Spiegazione teorica del modello VD: descrizione del modello, del linguaggio che verrà utilizzato (terminologia), dell’uso di tecniche specifiche (triangolazioni, spostamenti, uso dello spazio, diagrammi, …)
- Uso dello spazio nella gestione della seduta: far agire le energie delle singole parti aiuta a riconoscerle ed ampliare il nostro spazio di manovra.
- Lavoro di percezione corporea: riconoscimento delle zone del corpo che si attivano ad opera delle diverse parti che emergono durante l’incontro. Non presuppone contatto fisico.
- Uso del movimento finalizzato al contatto con le parti interiori: movimento proposto per far emergere parti con cui dialogare. Non presuppone contatto fisico da parte del facilitatore.
AMBITI DI APPLICABILITÀ DEL VOICE DIALOGUE
- Per i professionisti counselor: come base del lavoro o come singola attività associata ad altri modelli di intervento.
- Per i professionisti non counselor (es: medici, dirigenti, …): alcune tecniche legate al modello VD sono utilizzabili all’interno del proprio ambito di lavoro, declinandole secondo necessità in maniera non collegata agli incontri.
- Per i clienti:
- Conoscenza di sé – stare meglio con se stessi – gestione di ansia ed emozioni – miglioramento delle relazioni interpersonali
- Disagio di coppia – relazioni problematiche o con schemi ripetitivi
- Disagio nel sistema familiare
- Problematiche nell’ambito lavorativo (relazione con colleghi, relazione con utenti/pubblico, situazioni critiche, burnout, …)
- Mediazione
- Difficoltà in ambito di studio – sportivo – educativo – altro