L’incontro con esseri superiori è sempre stato un grande bisogno dell’umanità. Nella visione dello Spiritismo e del Channeling, queste guide sono perlopiù ritenute esseri al di fuori di noi, angeli o entità, che si possono contattare attraverso un channeler, il canale. Un tempo veniva definito medium, questi cadeva in trance e attraverso lui comunicava lo spirito guida.
Nella mia esperienza di counselor Voice Dialogue e, in passato, di channeler, ho verificato che molto spesso non si tratta di angeli o entità, ossia altri esseri, ma aspetti nostri interiori, con un elevato stato di coscienza e un armonioso campo energetico.
Dentro ognuno di noi ci sono molte energie spirituali, ossia molti Sé che sono in grado di arricchire, da una posizione privilegiata, la nostra vita. Possono essere Sé elfi, Sé di pura luce, Sé sacerdotali maschili o femminili, Sé afroditici con un elevato livello evolutivo e altri ancora, ognuno con la sua caratteristica e la sua peculiare energia.
I sé spirituali sono presenti in ognuno, ma spesso sono occultati; possono però rivelarsi nelle sedute (di Voice Dialogue), diventando così un prezioso patrimonio e una fonte di intuizione e conoscenza e farci sentire connessi con qualcosa che è più grande dei nostri sé “normali”.
E non sarà più possibile sentirci soli.
Questo viaggio che ho compiuto nel gennaio del 1996 mi ha dato la possibilità di contattare e vivere i miei Sè spirituali ed ha creato uno spazio per questi Sé nella mia vita. Quella che segue è la mia cronaca di viaggio, un viaggio nell’anima che ancora continua.
La luce è sorta, ora puoi cominciare a vedere la tua vita con chiarezza.
Un nuovo giorno nasce e tu ti svegli con coraggio, pronta ad un nuovo inizio.
E’ questa un’opportunità per trasformare il tuo modo di vedere le cose, ampliare la tua visione ed espandere la sfera della tua consapevolezza.
E’ un momento di ispirazione, l’orizzonte è chiaro e limpido.
Comprendendo tutto ciò che accade intorno a te, continua il tuo viaggio e supera i tuoi limiti.
Leggo queste parole su una carta dei Sioux Lakota, alle soglie della partenza per la Birmania –ora Myanmar- insieme a un gruppo di “ricercatori dell’anima”
Lo sento come un vaticinio per questo viaggio: mi sento vicino a qualcosa, con un sottile diaframma che separa da una nuova consapevolezza.
La prima tappa è a Bangkok, in Thailandia, dove visitiamo il Wat Traimit, il tempio del Buddha d’oro la cui statua è alta 3 metri e pesa cinque tonnellate. È la più grande statua in oro di tutto il mondo, proviene dall’antica capitale, Ayutthaya ed è considerata uno dei tesori più preziosi della Thailandia e del buddhismo.
Già nel cortile si avverte una bella energia.
Facciamo meditazione davanti al Buddha (l’illuminato): ho chiesto armonia per me e per i miei nipoti, gli amici e gli allievi.
Trovo a terra in un angolo una candelina gialla legata con due bastoncini d’incenso e li considero un piccolo dono per me.
Uno lo accendo davanti a una statua dorata, molto venerata, che so poi rappresentare un famoso guaritore. In effetti l’area è come permeata da una particolare frequenza vibratoria, come una presenza: il Sé guaritore?
Il giorno dopo siamo a Palazzo Reale un complesso di lussuosi edifici e templi celebri; in uno di questi, in una sala molto grande e magnificamente affrescata, c’è un lunghissimo Buddha disteso.
Affascinante.
Poco lontano c’è il Wat Phra Kaew, la Cappella Reale, stupefacente come la sua statua, il Buddha di Smeraldo, posto su degli splendidi basamenti, alto 45 cm, fatto di diaspro verde o giadeite, e adornato con vesti dorate.
Una lunga distesa di monaci in giallo ocra sta salmodiando. Bellissimo.
Sosto in ascolto e medito con loro, mentre i nostri Sé spirituali
vibrano intorno.
Abbiamo camminato molto e ci sentiamo un po’ stanchi; fortunatamente capitiamo davanti a una sala dove si fanno massaggi. I miei compagni nicchiano, ma io entro spedita e il gruppetto mi segue. Mezz’ora di autentico massaggio tailandese: eccellente, ci ha rimessi a nuovo.
Ritorniamo il giorno seguente a Wat Traimit, il tempio del Buddha d’oro, per incontrare l’abate del piccolo monastero annesso al tempio.
Un compagno del gruppo, che lo aveva già conosciuto, ci ha parlato della sua saggezza e ha organizzato un incontro con lui.
E’ stato grandioso.
Dentro questo piccolo tempietto dove il monaco vive, più puja (altarino) che camera, ci siamo seduti davanti a lui per ricevere la sua benedizione.
E’ stato molto colloquiale, dolce e generoso.
Con una scopetta di saggina ci ha asperso con acqua e ci ha messo al polso un cordoncino giallo e arancio con palline bianche, a sinistra alle donne e a destra agli uomini.
Poi ci ha appeso al collo un cordoncino arancio con l’effige del Buddha, quindi ha “affisso”un foglietto d’oro sulla fronte di ciascuno.
Molto bello e toccante. Ho percepito che è in grado portarti molto in alto, farti volare.
Sono rimasta per ore avvolta dall’energia che ne è scaturita, silenziosa, con la mente ovattata.
Era come essere in un’altra dimensione, quella dell’anima e dei nostri Sé spirituali.
E il viaggio continua.