Convergence 2012* si è svolta nel castello di Meridon, luogo fantastico e suggestivo immerso in una foresta a sud di Parigi. Quando, alla fine del 2011 è arrivato l’invito ad iscriversi da parte dei colleghi francesi, ho pensato che finalmente avrei avuto l’occasione di uscire dai confini del Voice Dialogue italiano per confrontarmi con professionisti di altri paesi e per conoscere altre realtà di lavoro. Sono stata entusiasta e motivata ed ho vissuto i mesi prima della data di partenza con grandi aspettative e grande curiosità.
Nonostante le premesse e il desiderio che mi muoveva, la prima giornata di Convergence è stata drammatica: la mattina è arrivata la notizia che Angela Zanotti, carissima amica e collega, ci aveva lasciato. Era ammalata da tempo, ma era sempre presente ad ogni riunione e ad ogni evento organizzato dall’associazione Voice Dialogue Italia. Pensare di non rivederla più mi faceva molto soffrire. Lo shock provato ed il dolore mio e di tutto il gruppo italiano è stato molto forte. Tuttavia, dopo un breve rituale per onorare la nostra amica, ci siamo fatte forza per affrontare la giornata caratterizzata da un’apertura dei lavori bella e coinvolgente: un grande cerchio in cui presentarsi mentre l’eco di ogni nome, ripetuto da tutti, formava il primo importante elemento di unione. Bellissima anche la grande sagoma trasparente che pendeva dal soffitto, a cui potevamo attaccare, con post it colorati, la nostra intenzione per quelle giornate e per il lavoro a venire.
Questa e la seconda giornata di Convergence sono state per me molto dure, mi sono sentita estranea a tutto e a tutti, avrei voluto il tempo per curarmi e coccolare la mia parte addolorata. Il Sè che dominava era un critico feroce che mi faceva sentire in colpa per non aver avuto il modo di andare a trovare la mia amica in ospedale, per non averla rivista. E pronto a bacchettarmi quando non capivo le presentazioni in inglese, quando non sentivo la voglia di socializzare o la curiosità per il lavoro altrui.
Ogni giornata di Convergence si apriva con l’home group, un momento di condivisione in un piccolo gruppo in cui non vigevano gerarchie, ne’ scelte dettate da simpatie, precedenti conoscenze o altro. Il mio home group è stato un meraviglioso momento di sostegno, sono stata fortunata nel trovare persone di grande sensibilità, profondità, generosità. Si è creata fra di noi una grande intimità, ci siamo sentiti liberi di essere e di mostraci con fiducia, di esprimere la nostra vulnerabilità, ma anche condividere le esperienze inusuali, il passato doloroso, importante, bello. Che grande chance per me! Ho avuto la sensazione di ri-conoscere queste persone, di conoscerle da sempre! Fra di noi c’è stata attenzione, riguardo, leggerezza ed un tangibile affetto. Tutto questo mi ha aiutato, sentivo di essere lì’ per intero e sentivo che un grande dono mi era stato fatto. Questa esperienza con il mio piccolo gruppo ha contribuito ad alleggerire anche gli altri momenti della Convergence.
Le giornate erano strutturate in workshops, alcuni decisi da tempo, altri suggeriti e presentati al momento. Workshops fra i quali scegliere e partecipare. Alcuni argomenti erano particolarmente interessanti e mi hanno “chiamata”. In particolare il gruppo tenuto dall’israeliana Ora Gavriely che applica il Voice Dialogue in ambito collettivo, facendo emergere Se’ che sono espressione di un gruppo, e di questo gruppo portano i valori, i bisogni, le regole. E’ stato importante sentire come il Voice Dialogue possa ampliarsi per diventare un strumento “sociale” e forse rispondere, applicato in questo modo, ai bisogni di quest’epoca storica tormentata. E possa così indurre riflessioni e domande sui temi di grande portata legati alla pace e all’ equilibrio fra i popoli, alla possibile ricerca di un ego consapevole “collettivo”, all’analisi costruttiva di conflitti, fraintendimenti, chiusure, scontri culturali.
Un altro workshop a cui ho partecipato con grande coinvolgimento è stato proposto da Marie Agnes Chauvin(Francia): il suo lavoro, basato sull’uso della favola e dell’ipnosi, è un modo singolare ed interessante di condurre i gruppi e le sedute individuali. L’alterazione di coscienza che può aversi nella seduta Voice Dialogue viene amplificata e favorita allo scopo di creare un contatto con l’inconscio e mettere il partecipante in condizione di cercare e trovare il”proprio “ simbolo e di integrare il Sé che dietro a questo simbolo si nasconde.
E non dimentico i grandi gruppi tenuti da Ana Barner (Australia) e da Konrad Magnus ( Norvegia) in cui ci si è faticosamente confrontati sulle dinamiche che si creano anche all’interno della comunità del voice Dialogue; uno scambio di esperienze sul lavoro dei sogni, un esempio di seduta VD che integra il metodo delle Costellazioni familiari di Bert Hellinger, e tutti gli altri workshop ugualmente interessanti che non ho potuto frequentare per la necessità di fare una scelta.
Ogni giorno è stato meglio dell’altro, mi sono sentita “parte di”…non avevo bisogno di comprendere ogni parola, potevo “sentire” e potevo esprimere ciò che sentivo con il mio francese arrugginito. Ed ho avuto allora la percezione di aver fatto un passo importante e che il mio processo personale si allineava con quello professionale. Sentivo il sostegno del mio gruppo, ma potevo stare anche da sola. Ero ben consapevole dell’importanza del lavoro del nostro gruppo italiano, della forza, competenza, esperienza che ci permette di non sfigurare anche in ambiti più ampi, ma avevo ben presente anche quella che sono io, le mie competenze, l’essere e sentirmi forte e debole, donna e professionista e con tutto ciò sentirmi a mio agio. Poter stare ..sentirmi bene.
E’ stato un percorso importante e graduale che ha avuto il suo apice nel rito di chiusura della Convergence quando, tutti insieme, in cerchio, in silenzio, nel grande parco del castello, sotto un cielo azzurrissimo e terso abbiamo bruciato la grande sagoma con le tante intenzioni.
E allora ogni home group si è presentato nel cerchio. E allora nel mio “piccolo grande” home group, che non aveva preparato nulla per l’unanime decisione di non “mostrarsi “ agli altri (troppo grande era stata l’intimità), si è verificato un cambiamento. Complice un unico sguardo e gesto, ci siamo sentiti guidati al centro del cerchio ad esprimere quella specifica, dolce, calda energia che ci ha unito in quei giorni. Energia che ancora oggi, dopo un mese dalla chiusura dei lavori, io sento nelle tante mails che ci siamo scambiati, e che testimonia il desiderio di mantener vivo questo magico filo di comprensione e di amore.
Convergence 2012 è finita. Ho sentito una grande emozione. Ho sentito un grande “grazie” per l’ esperienza vissuta e per alcune idee applicabili al mio lavoro, per la sensazione di crescita nell’ascoltare e vedere il lavoro altrui, ma anche per la sicurezza del buon lavoro fatto in Itala.
Unico neo: la presentazione dell’associazione Voice Dialogue Italia che avevamo preparato con un power-point, con un gioco-esercizio da fare nel cerchio e con la presentazione delle nostre specificità nel lavoro VD, è saltata per mancanza di partecipanti. Un’occasione mancata di mostrarci e raccogliere feedback su quello che per noi è un grande esperimento di lavoro. Esiste tuttavia in me, in noi (credo di poter parlare anche per le mie colleghe), la sensazione di una unicità e di un grande valore in questo lavoro comune. Questo ci sprona a continuare su questa strada osservando ed integrando ogni nuovo contributo, ogni nuova possibilità che ci consentano di diffondere il Voice Dialogue ed il nostro lavoro con il Voice Dialogue.
*Convergence è un raduno internazionale di professionisti che utilizzano il Voice Dialogue nel loro metodo di lavoro, si tiene ogni due anni in paesi sempre diversi.
Marzia Mazzavillani Copyright © Vietata la riproduzione totale o parziale del testo