Cos’è un rito? Ognuno di noi può avere risposte diverse a questa domanda, risposte influenzate dal sentimento religioso, dal vissuto personale o da altro ancora.
Le molte religioni, passate e presenti, hanno ben chiara l’importanza del rito, il suo valore simbolico e il forte impatto che questo ha sulle persone; proprio per essere così presente in ambito strettamente religioso, spesso siamo oggi portati a pensare che al di fuori di questo ambito il rito non abbia ragione di essere.
La cultura occidentale, nel corso dei secoli, ha sempre più separato il mondo spirituale da quello materiale, rendendo il secondo una mera sequenza di azioni volte a prepararci al momento in cui saremo solo spirito; l’aspetto spirituale viene curato solo da alcune persone che però, solitamente, hanno poco a che fare con gli aspetti più pratici e concreti.
Ben diversa era la concezione degli antichi, e tutt’ora di altre culture che, considerando la persona come un’unità composta da spirito e materia, vedevano l’aspetto spirituale in ogni momento della vita e sentivano come i due aspetti si completassero e si bilanciassero a vicenda. Per questo motivo ogni fase della vita, ogni momento dell’anno, ogni inizio ed ogni fine erano sanciti da un rituale che celebrava la fase precedente, valorizzandola e sottolineandone l’importanza, poiché questo era considerato il passaggio indispensabile per procedere oltre.
La nostra vita attuale è fatta di azioni veloci e immagini stereotipate, ogni evento ed ogni fenomeno ha una sua spiegazione razionale e quando non riusciamo a darcene una, decidiamo che quello che tentavamo di spiegare non è reale o non è vero. Questo modo di vivere mal si abbina alla pratica del ritoche, per sua natura, non è spiegabile razionalmente e porta ogni volta a nuove esperienze non prevedibili in anticipo.
Anch’io, come tanti, non sentivo che l’aspetto rituale facesse parte della mia quotidianità e l’ho ignorato per anni, poi ho avuto occasione di sperimentarne il sostegno e la forza ed ho cominciato a cercare e a creare le occasioni per avere accesso a questo mondo, così vicino e così nostro, ma così spesso sconosciuto e ignorato.
Il linguaggio del rito è un linguaggio simbolico, più che alla nostra mente parla al nostro cuore e alla nostra anima, intendendo per anima quella parte di noi che è in contatto con l’universo e con la natura, col ciclo della vita/morte/rinascita.
Nel rito avviene una meravigliosa alchimia: le polarità dell’essere e del fare, dello spirito e della materia trovano un momento di pace in cui si completano e si integrano a vicenda. Il tempo in cui questo avviene non è quello scandito dall’orologio, ma il tempo dell’eterno presente dove anche il passato e il futuro si fondono in un’unica esperienza; lo spazio non ha più i confini abituali, il rito ha luogo in un “altrove” che è dovunque nello stesso momento.
In questo modo abbiamo la possibilità di contattare la nostra saggezza interiore, senza le limitazioni imposte dai processi logici e razionali, di trovare risposte e sostegno dentro di noi all’interno di un’esperienza in cui siamo profondamente in contatto con il tutto.
Moltissime sono le occasioni in cui possiamo beneficiare del sostegno di un rito: ogni passaggio da una fase all’altra della vita, le nascite e le morti, le unioni, una nuova casa o un nuovo lavoro ma anche la fine della vita lavorativa, la menopausa per le donne, il trasferimento in un’altra città o l’uscita di casa dei figli già grandi.
La ritualità è un bisogno profondo, anche se inconsapevolmente ognuno di noi ha trovato i suoi riti per affrontare le esperienze importanti e i momenti di passaggio della vita: molti ragazzi non potendo più contare su riti collettivi di passaggio dall’infanzia all’età adulta “rimediano” con piercing e tatuaggi, per imprimere in modo indelebile (o quasi) sul corpo il loro nuovo status.
Ma vi sono anche piccoli, ma non meno importanti, riti quotidiani: il caffè del mattino o la sigaretta dopo mangiato, la passeggiata sempre nello stesso giorno della settimana, quel particolare accessorio da avere con sé nei momenti in cui sentiamo di aver bisogno di un aiuto “extra” e, naturalmente, il rito della buona notte dei bambini …… e non solo!
È sufficiente sentire quanta importanza hanno i nostri piccoli e grandi riti per riconoscere il loro valore anche se non sono celebrati con gran pompa o con un gran numero di persone; sia che lo facciamo da soli o che possiamo avere un gruppo di persone con cui condividerlo, il rito dà un senso più ampio all’evento a cui lo dedichiamo, ci coinvolge interamente, ci lascia un senso di pace e la sensazione di aver fatto una cosa che andava fatta.
Non è necessario fare cose complicate, avere strani oggetti o seguire precisissime istruzioni, il rito è lì per noi con la sua semplicità e la sua potenza, con la sua capacità di dare un senso a quello che sta finendo e a quello che sta iniziando, basta volerlo fare …… ed è fatto.