Nel processo di crescita ognuno di noi impara gradualmente a identificarsi con un insieme di regole, con determinati modi di pensare e di comportarsi, che sempre più finiscono per definire chi siamo nel mondo, come noi ci vediamo e come gli altri ci considerano.
Abbiamo scoperto che questi modi primari di pensare, sentire e comportarsi – connessi con le regole che governano la nostra vita – sono riflesso di un gruppo di sé interiori. Li abbiamo definiti i “sé primari”, nel senso che sono essi ad essere dominanti dentro di noi, determinando, così, come gli altri ci percepiscono e come noi percepiamo noi stessi.
La cosa più strana a questo riguardo è che la maggior parte di noi non sa di essere identificata con dei sé primari. Semplicemente pensiamo di “essere” così. Questi sé primari sono molto importanti perché sono loro che ci danno stimolo e focalizzazione per avere successo nel mondo, in molti modi diversi.
Vediamone alcuni.
Un sé attivista ci aiuterà ad agire, a compiere le cose. Un sé perfezionista ci aiuterà a farle al meglio; un sé responsabile ci aiuta a comportarci in modo responsabile nel mondo. Un sé di potere ci fa sentire autorevoli.
Se invece i sé primari sono quelli più orientati alle relazioni, allora il nostro “equipaggiamento” sarà molto gradevole per l’aspetto relazionale, ma è possibile che manchiamo di potere nel mondo. Ad esempio, un sé gentile ci aiuterà a percepire che cosa gli altri vogliono e desiderano, saprà come mantenere relazioni gradevoli; ci proteggerà dal possibile rifiuto degli altri non facendoci reagire in modo troppo forte o sgradevole. Ma il sé gentile non può assumere il potere direttamente, perché gli altri vengono sempre per primi.
Ancora, se un sé primario è il Bambino Vulnerabile, vi è il serio pericolo di diventare vittime nel mondo, perché la vulnerabilità non dà alcun tipo di potere – anche se ci dà la sensibilità e la capacità di connetterci profondamente con gli altri.
La cosa interessante è che, quando cresciamo identificati con un certo insieme di sé primari, sono questi sé – questo gruppo – che colora il modo con cui noi vediamo il mondo. E’ questo gruppo di sé che determina che cosa ci piace e che cosa non ci piace; che cosa giudichiamo o non giudichiamo.
Prendiamo per esempio un uomo che è cresciuto con un forte sé attivista che lo spinge senza tregua verso il raggiungimento del successo. Incontra una donna che è esattamente il suo opposto. Quest’uomo sarà attirato da lei ma, al tempo stesso, potrà giudicarla ferocemente, perché è priva di ambizioni, preferisce posizioni non di “prima linea”, si interessa più del modo con cui si ottiene un risultato che del risultato stesso.
Ora questo uomo si trova in un dilemma, a meno che non riconosca che i suoi giudizi negativi vengono dal suo sistema di sé primari. Se parliamo con il sé attivista e con il sé che vuole sempre raggiungere dei risultati (l’ “Achiever”), possiamo scoprire che sono questi sé ad avere il giudizio negativo. Se quest’uomo è capace di separarsi da questi sé e impara ad adoperarli in modo consapevole, ecco che i suoi giudizi cominceranno a scemare fino a sparire.
Vediamo altri esempi. Se sei identificato con la responsabilità e incontri qualcuno irresponsabile, possono accadere tre cose: puoi sentirti irresistibilmente attratto da questa persona; oppure puoi sentirti estremamente giudicante verso di lei, fino ad arrivare a odiarla; oppure, questi due sentimenti, l’attrazione e il giudizio, possono essere presenti entrambi. Puoi perfino arrivare a sposare questa persona, grazie all’attrazione, e poi passare il resto della tua vita in questa alternanza di giudizio e amore/attrazione.
L’insegnamento che si può trarre da tutto questo è molto semplice: ogni volta che senti un giudizio negativo verso un’altra persona, osserva quale caratteristica o insieme di caratteristiche stai giudicando. Se giudichi qualcuno non degno di fiducia, e ogni volta che pensi a lui/lei ti senti pieno di rabbia, chiediti quali sono le caratteristiche reali che “spingono il tuo bottone emotivo”. Puoi scoprire che questo tuo amico/conoscente è egoista, che si mette sempre per primo. Se queste sono le caratteristiche che ti fanno provare tanto risentimento, puoi pensare a tutto ciò come a un regalo: ora hai l’opportunità di imparare qualcosa su questi tuoi sé rinnegati.
Ricorda: giudizio e discernimento non sono la stessa cosa. Puoi discernere, riguardo ad una persona, senza tuttavia avere un giudizio. I giudizi sono per lo più viscerali. Li senti nel corpo, mentre il discernimento tende ad essere più obiettivo.
La maggior parte delle persone preferisce pensare di essere in grado di discernere, perché gli sembra troppo brutto essere giudicante. Questo “pregiudizio contro i giudizi” nasce dal fatto che non abbiamo ancora imparato come usare i nostri giudizi in modo creativo, come fare amicizia con loro, come imparare da loro riguardo ai nostri molti sé rinnegati!
Perciò, finiamo con un invito: fa’ attenzione ai tuoi giudizi, usali in modo costruttivo. Benvenuto nel mondo del giudizio creativo: divertiti!