Ho appena visto Inception, film con Leonardo Di Caprio, diretto da Cristopher Nolan, un racconto intrigante ed inquietante sul mondo dell’inconscio e dei sogni lucidi, e sui tentativi (riusciti) di intrusione nella mente e nei sogni altrui.
Perché parlare di un film? Ho sempre amato andare al cinema e vedere i film sul grande schermo, per non distrarmi e perdermi totalmente nella storia che mi viene raccontata. E’ il film che mi chiama. Una storia, compagnia introspettiva. Due ore circa di un viaggio in un altrove di persone – cosa facciamo nelle sedute di Voice Dialogue, se non “andare empaticamente” nel mondo dell’altro? Più intenso e breve di un libro, un flash su un brano di vita altrui. Che ovviamente aggiungo e collego alle tante trame di altri personaggi letterari o reali che incontro nella vita e nel lavoro di counselor.
Un film è anche un ottimo strumento didattico: una visualizzazione più o meno artisticamente organizzata da un regista, effetti speciali inclusi, già pronta, nella quale immergersi e/o far immergere i nostri clienti e/o allievi. Alcuni film sono espliciti come le favole per bambini, altri sono meno ovvi. Se ci lasciamo andare, ci aiutano, comunque, ad entrare nei Sé dei diversi personaggi.
In questo film Di Caprio ha la faccia più larga e ha perso ormai l’aria da ragazzino impertinente e qualche volta senza buon senso che ha avuto in alcuni film. Ora fa il testimonial per programmi di protezione delle tigri con il WWF ed altre associazioni a difesa della natura. E nei suoi film è diventato introverso, complesso, con trame al limite dell’inverosimile, dove spionaggi politici si intrecciano a quelli dell’ anima.
Inception è l’inizio, l’innesto – questo è il significato del termine inglese. E’ un viaggio che uomini spregiudicati che giocano con la loro vita, fanno, portando con loro due neofiti, e dove si mescolano intricate storie affettive, interessi economici, imperi capitalistici. Lo scopo è politicamente corretto: smembrare un mega impero, utilizzando sogni condivisi.
Non aspettatevi, però, di avere già capito tutto: non siamo in un film di denuncia. Qui si tratta di veri sogni lucidi sognati dai protagonisti, dove vengono proiettati immaginari mondi: un po’ come alter ego di realtà virtuali, un po’ illusioni architettoniche alla Escher – le scale che girano intorno a se stesse, salgono, scendono, si intrecciano e non vanno da nessuna parte. Si può costruire una trama, creata a più voci da tutti i personaggi insieme, con le loro intenzioni ed i loro desideri.
E si scende di livelli.
Questo è l’aspetto che ci interessa. Andate a vedere il film: vedrete che si inizia dal contesto, il dove, il luogo- la descrizione e il racconto dell’accaduto, dove talvolta si incastrano le persone che non hanno mai lavorato su di sé o che faticano ad approfondire. Si collocano lì i personaggi, e si lavora su un piano/livello del problema: un aspetto, diremmo, di dinamica relazionale. Scendiamo di un livello, di profondità e siamo al piano deicredi personali. Ancora più giù e troviamo chi quei credi ce li ha veicolati; a noi non importa definirli buoni o cattivi, ma cerchiamo solo la consapevolezza (*.) Scendiamo ancora in profondità ed ecco la nuova azione, liberata dai condizionamenti degli strati superiori già grattati via. Questo stato ci permette di vedere e di sentire consapevolmente le nostre emozioni e di agire dove ci sentiamo comodi.
Non finisce qui; qualcosa è rimasto in sospeso nella mente , in questo caso di Leonardo Di Caprio, il nostro eroe protagonista con un’ombra nell’animo. Allora si va ancora più giù di un livello, e lì l’inconscio gioca tutti i suoi dubbi e i suoi sensi di colpa. La mano – impersonale, diremmo noi – dell’ultima persona entrata a pieno titolo nel gioco, come un/a facilitatore/trice esperto/a e che, non a caso, si chiama Ariane-Arianna, lo aiuterà a districarsi dai lacci affettivi che lo intrappolavano – taglio delle corde? – e ad emergere dal labirinto dei suoi ricordi inconsci.
Se resistete agli inseguimenti e alle sparatorie che a qualche livello appesantiscono un poco, questa parossistica descrizione del viaggio nell’anima potrebbe snodarsi così. O almeno così a me è parso di capire. Provateci anche voi. Buona visione!
(*) Qui si rende evidente che, se a questo punto del percorso di counseling suggeriamo nostri credi al posto di quelli del nostro cliente, non gli facciamo un gran servizio; lasciate perdere le pur parzialmente buone intenzioni del film!